La Via degli Dei – Prima parte.

Oggi vi parliamo di una bellissima esperienza vissuta da una nostra socia assieme ad alcuni suoi amici.

Incontriamo e chiacchieriamo con Rosanna Toninato che ha da poco concluso il percorso “La Via degli Dei”.

Per chi non lo sa La Via degli Dei ripercorre un’antica strada risalente addirittura agli Etruschi e risistemata poi dai Romani che collegava Firenze con Bologna (l’antica Felsina) che la utilizzavano come via di comunicazione commerciale e militare.

Lungo in tutto 130 chilometri con partenza da Piazza Maggiore a Bologna ed arrivo in Piazza Signoria a Firenze, la denominazione Via degli Dei deriva dai nomi dei monti che il percorso attraversa essendo questi tutti dedicati a divinità: Monte Adone, Monzuno (dal latino Mons Iovis = Monte di Giove), Monte Venere e Monte Luario (Lua era la Dea romana dell’espiazione).

Atletica Mottense: “Ciao Rosanna, intanto complimenti per la tua impresa. Se ti va, vorremmo conoscere meglio la tua esperienza. Come prima cosa, una curiosità: da cosa è nato questo progetto?”

Rosanna: “A dire la verità, io ed un gruppo di amici siamo soliti trascorrere 4-5 giorni di cammino in montagna. Solitamente selezioniamo una parte di Alta Via ogni anno. Facciamo questo da un pò di anni e ci rendiamo conto che ci aiuta moltissimo. Il pernottare in rifugio, la fatica del cammino in montagna, gli agi che sono a ridosso dello zero, ti inducono a partire con la mente molto “basic” ed anche con lo zaino che ti porti sulle spalle pieno solo delle cose realmente essenziali (perché poi pesa e ti rendi conto che molte cose di uso quotidiano sono veramente futili). Quest’anno a causa del Coronavirus, tutti i nostri progetti sono rimasti in stand by perché non si sapeva se le strutture lungo la via fossero aperte e comunque la promiscuità che si può creare in un rifugio, che è normale ci sia per questo tipo di struttura ricettiva, non può certo garantire il distanziamento sociale e tutti i protocolli che i locali oggi devono seguire. Finché sappiamo di poter condividere gli spazi solo tra di noi congiunti o amici stretti con i quali già condividiamo anche altri momenti ci sentiamo sicuri ma non potevamo certo prevedere e conoscere chi sarebbe arrivato al rifugio.

Detto questo, l’idea di poter fare “La Via degli Dei” ci balenava in testa già da alcuni anni e quindi ci siamo detti che forse quest’anno era l’occasione giusta.”

A.M: “Quindi la decisione è venuta quasi improvvisa?”

R: “Si, abbiamo deciso solo 15 giorni prima della partenza. Abbiamo appartato per quest’anno l’Alta Via ed abbiamo optato per questo percorso. Poi io ho avuto la fortuna di parlare con un ragazzo di Cento (FE) che fa parte come me di un gruppo su Facebook inerente la corsa, che ha già percorso la Via degli Dei 3 o 4 volte perciò siamo riusciti ad avere anche informazioni logistiche importanti per programmare il viaggio in sicurezza.”

A.M:“Bene, quindi avevate il vostro programma. Ce lo puoi descrivere a grandi linee?”

R: “Il 25 giugno siamo partiti in treno e siamo arrivati in stazione centrale a Bologna verso le 9 del mattino. Tempo di acquistare le credenziali, di recarci all’accesso del cammino e siamo partiti!

Il primo giorno è stato veramente tosto. Abbiamo percorso 30 km sotto un sole cocente. Ci sembrava di camminare in mezzo alla steppa perché non c’è molta vegetazione. Il sentiero che si stagliava di fronte a noi costeggiava un fiume ed il tutto era circondato da sterpaglie e qualche campo coltivato che a livello di fotografia ha senza dubbio un buonissimo impatto ma a noi che camminavamo ci trasmetteva solitudine e fatica. Per fortuna che a circa metà percorso abbiamo trovato una fontanina di nuovissima costruzione (è stata ultimata proprio a giugno) che ci ha dato l’opportunità di ristorarci un pò e riprendere un pò di forze prima di rimetterci in cammino verso il Bed and Breakfast che avevamo prenotato come prima tappa. Ci sembrava veramente di non arrivare mai ma alla fine, verso le 19, siamo riusciti finalmente a scorgere questa struttura che ci ha ospitato.”

A.M: “Quindi avete fatto praticamente un’intera giornata di cammino.”

R: “Sì, è stata una giornata dedicata al cammino e considerando che eravamo in piedi dalle 5 del mattino ti posso assicurare che quando siamo arrivati eravamo veramente stanchi. Ci siamo rinfrescati e rigenerati un pò anche grazie alla cena ma soprattutto abbiamo iniziato a scoprire un altro valore importante del cammino: la condivisione!”

A.M: “Puoi spiegarci meglio?”

R: “Vedi, durante il percorso trovi anche altre persone che stanno facendo la tua stessa esperienza e queste persone le trovi nei punti di ristoro ed ovviamente scambi due parole ed impressioni. Ti capita poi di incrociare le stesse persone il giorno seguente durante il cammino e ti viene spontaneo condividere un pezzo di strada insieme e cercare di dare conforto a chi magari è in difficoltà o, viceversa, ricevere un pò di aiuto se sei tu che hai qualche problema nel cammino. Per esempio, anche l’oste che ci ha ospitato ha voluto darci qualche utile informazione sul nostro cammino futuro, suggerendoci di non fare una variante perché pericolosa oppure segnalandoci la possibilità di utilizzare un mezzo pubblico per percorrere circa 4 km di strada statale che altrimenti sarebbe stata anche pericolosa per noi camminatori”

A.M: “Questo è sicuramente molto bello e di altissimo valore. Proviamo a tornare al percorso.”

R: “Si, certo. Il secondo giorno è stato un pò più leggero perché le tappe erano un pò più brevi e non avevano grossi dislivelli e durante la terza tappa ci siamo resi conto che il nostro corpo si stava abituando allo sforzo richiesto ed al ritmo del cammino. Il terzo giorno alla partenza abbiamo trovato un ragazzo Palestinese che vive in Italia da anni, a Bari per l’esattezza, che era in difficoltà ed abbiamo condiviso con lui alcune informazioni sul cammino che, tra il mio contatto di Facebook e le dritte rilasciateci dal gestore del Bed and Breakfast, noi avevamo e lui no. Alla sera il destino ha voluto che ci ritrovassimo nello stesso alberghetto per la notte ed abbiamo anche cenato insieme scambiandoci opinioni e soprattutto culture.”

“Ripreso il cammino il giorno dopo, la quarta tappa si è dimostrata parecchio impegnativa per la salita che ti impone. Ma la quinta tappa la definirei quasi devastante!”

A.M: “Quindi vai in crescita con lo sforzo e la fatica.”

R: “Si, anche se teoricamente dalla 4° alla 5° tappa si arriva a Fiesole e quindi ci si aspetta di trovare la discesa, la quinta tappa è tutta in salita continua per un totale di 30 km percorsi in un giorno. Il dislivello positivo che copri solo nell’ultimo giorno è di 1.021 metri…Finché poi trovi la discesa, ma è praticamente una discesa a capofitto, e dopo tutti quei chilometri sulle gambe le discese si sentono, ed arrivi al camping. Anche durante quest’ultima tappa abbiamo trovato parecchia gente ed alcuni di loro avevano veramente difficoltà ad avanzare. Una ragazza di Modena che però abita a Mestre, era allo stremo delle forze ed abbiamo voluto aiutarla portandole una parte del suo bagaglio in modo da alleviarle la sofferenza. Nascono così altre amicizie e conoscenze.”

A.M: “Eh, sì, la strada insegna molto.”

R: “Decisamente! Anche perché ti rendi conto che siamo tutti nello stesso piano. Oggi posso essere io in difficoltà e trovo qualcuno che mi da una mano, poi domani posso essere io a dare una mano a qualcuno che sta passando le stesse esperienze di fatica che ho vissuto io. E mi posso rendere conto anche a distanza della fatica che può fare qualcuno perché magari è la stessa fatica che ho già passato io. Ti viene quindi naturale ed ovvio prestare il tuo aiuto oppure offrire un pò di acqua.

Pensiamo che di emozioni ne siano arrivate abbastanza per oggi. Ma non perdetevi la seconda parte di questa bellissima intervista perché, come spesso accade, il bello deve ancora venire.

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