
Ormai si inizia ad intravedere la fine del nostro campionato. Siamo giunti all’ottava tappa e manca veramente poco alla fine di questa splendida avventura. Oggi abbiamo voluto scambiare due parole e confrontarci con una persona che ha cominciato da poco ad approcciarsi allo sport della corsa ma che è sempre stato (e sempre sarà) un vulcano di iniziative e che ritiene lo sport uno dei pilastri fondamentali della sua vita e possibilmente di tutti. Ecco a voi la nostra intervista con Gianni Granzotto da Motta di Livenza.
Atletica Mottense: “Ciao Gianni, grazie del tuo tempo. Iniziamo subito a conoscerci un po’ meglio. Ci racconti le tue esperienze sportive così possiamo conoscere meglio la tua persona prima del tuo approccio alla corsa?”
Gianni Granzotto: “Ciao a tutti. E grazie a voi per l’interesse che dimostrate nei miei confronti. Sono ben felice di farvi conoscere qualcosa di più di me e di quanto stia facendo. Molti di voi già mi conoscono da anni (sono mottense dalla nascita) e molti ho potuto conoscerli nel corso degli ultimi anni ma molti sono ancora quelli che posso vedere all’interno del gruppo ma che non ho conosciuto. Il mio primo sport, praticato sin da bambino e portato avanti negli anni sino ad arrivare all’agonismo a livello regionale, è stato il nuoto. Poi in realtà durante la mia vita ho sempre avuto la possibilità e la volontà di approcciare vari sport. Frequentavo l’oratorio (il mitico Patronato Don Bosco n.d.r.) e quindi era facile fare due tiri a basket con i ragazzi più grandicelli che all’epoca militavano nelle squadre locali oppure scambiare qualche passaggio a “tennis” nei campi di minitennis che il patronato aveva a disposizione oppure ancora trovarci tra amici per fare una partita a calcio. Mi ricordo che chi frequentava all’epoca il patronato aveva modo di potersi misurare atleticamente in diverse discipline. Per me è stato sicuramente importante ed educativo.”

A.M.: “Oggi sei presidente del Basket Motta ed ultimamente sei stato eletto anche in consiglio provinciale di Treviso della Federazione. Come sei arrivato alla pallacanestro?”
G.G.: “Mi sono affacciato al mondo del basket per “colpa” dei miei ragazzi. Il più vecchio dei miei tre figli, Giacomo, nato nel 1998 ha iniziato a giocare a basket e dopo alcuni anni la dirigenza della vecchia società inizia a segnalare alcune difficoltà di gestione e di continuità. In quel momento alcuni di noi genitori, di cui io ero l’unico mottense, ci siamo trovati a “guardarci negli occhi” ed abbiamo deciso di fondare una nuova società e di partire con questa avventura. All’inizio avevamo circa 40 ragazzini di varie età ed insieme c’erano anche un paio di ragazze che giocavano insieme.
A.M.: “Che anno era esattamente?”
G.G.: “Era tra la fine del 2012 e l’inizio del 2013. Pian piano abbiamo cominciato a chiamare alcuni tecnici, allenatori per le varie squadre e siamo fortunatamente sempre cresciuti cercando di lavorare sempre dalla base coinvolgendo soprattutto i ragazzi in età scolastica”
A.M.: “Ci puoi dare un’idea di quanti atleti oggi Basket Motta annovera tra le sue fila?”
G.G.: “L’anno scorso, il 2019-2020 per capirci, abbiamo chiuso con la bellezza di 330 atleti. Questi atleti sono divisi in 19 squadre che giocano a Motta dal minibasket che accolgono bimbi di 6/7 anni fino alle serie Senior dove sono presenti giocatori oltre i 20 anni di età. A queste squadre bisogna aggiungere 3 Centri Mini Basket che stiamo portando avanti in comuni limitrofi (Cessalto, Meduna di Livenza e Pramaggiore). Riusciamo ad avere 5 squadre in varie fasce d’età completamente femminili per portare avanti un progetto molto importante sul Basket in rosa.”
A.M.: “Sono numeri decisamente importanti che poche società sportive di Motta di Livenza possono vantare. E soprattutto sono numeri raggiunti in pochissimi anni di attività. Congratulazioni. Una domanda che vorremmo porti è sapere quanti di questi vostri giovani e piccoli atleti siano di Motta di Livenza e quanti invece da fuori. Questo per capire come il basket e la vostra società sia apprezzata dalla cittadinanza.”
G.G.: “Nel totale dei nostri iscritti siamo circa al 75% degli atleti di Motta. Il resto sono in alcuni casi atleti del circondario che per ragioni varie hanno deciso di venire a giocare da noi oppure atleti che dai nostri centri di minibasket “esterni” poi entrano nelle squadre di categorie superiori a Motta se non ci è possibile formare una squadra corrispondente nel paese d’origine.”

A.M.: “A febbraio 2020 è cambiato il mondo. Ci vuoi spiegare come avete gestito la pandemia generata da Covid-19 all’inizio e come la state gestendo ora?”
G.G.: “Inizialmente abbiamo cercato di coinvolgere tutti i nostri atleti con collegamenti da remoto. È stato un lavoro enorme perché di certo non eravamo abituati ad usare certi strumenti per le nostre attività sportive. Per fortuna i sistemi attuali sono molto più intuibili di un tempo e permettono anche un’interazione pressoché realistica. Facevamo quindi lezioni teoriche, qualche esercizio a casa, alcuni giochi di dinamicità per i più piccolini ma ad un certo punto ci siamo resi conto che i nostri ragazzi erano stanchi di dover stare davanti al pc. Dovevano necessariamente seguire le lezioni scolastiche attraverso la didattica a distanza ed abbiamo notato un calo d’interesse nei confronti delle nostre proposte. Con gli occhi di un genitore posso dire che tutti sono stati fin troppo bravi a continuare la scuola in questa maniera (ed un anno fa anche la scuola è stata presa alla sprovvista) ed anche conciliare qualche attività sportiva seppur limitata. Abbiamo quindi sospeso dopo un po’ queste attività per poi poter riprendere a settembre con qualche allenamento solo all’esterno. Come società abbiamo deciso di fare un percorso diverso e ci siamo concentrati sulla persona fisica. Abbiamo lavorato con i nostri 3 preparatori atletici portando perciò i nostri ragazzi e ragazze presso la piattaforma esterna che abbiamo costruito tempo fa a fianco del palazzetto dello sport e prendendo loro tutte le misurazioni possibili, schedando uno ad uno e facendo fare ad ognuno di loro un percorso adeguato per migliorare non solo le prestazioni prettamente legate al nostro sport ma soprattutto il livello atletico generale dell’atleta stesso. Oltre a questo abbiamo fatto un lavoro individuale di tecnica. Ci siamo attrezzati con lo sparapalle che ci ha permesso di migliorare il tiro ed ogni ragazzo poteva arrivare a tirare anche oltre 250 tiri in 15 minuti. L’investimento dello sparapalle è stato sicuramente ammortizzato perché la macchina funzionava ininterrottamente da ora di pranzo a sera inoltrata dando la possibilità agli atleti di svolgere gli allenamenti in completa sicurezza per quei fondamentali. Oltre a questo, gli allenatori riuscivano a seguire in contemporanea ai tiri un gruppetto di 5-6 atleti che svolgevano attività di miglioramento tecnica su rimbalzi, passi, movimenti ecc. Tutto questo è durato fino praticamente a Natale. Personalmente non pensavo di riuscire a vedere per mesi sempre presenti così tanti ragazzi. E devo dire che mi hanno riportato tutti di essere stati ben contenti di tornare ad allenarsi e di capire anche le nuove metodologie. È stata un’esperienza anche molto arricchente. E solo “grazie” al Covid abbiamo potuto sperimentarla. Non tutti i mali vengono per nuocere. Man mano che la situazione si modificava e le regole per lo svolgimento delle attività sportive venivano aggiornate anche noi come società abbiamo modificato i nostri tipi di allenamento e di presenza in palestra. Abbiamo però voluto assolutamente garantire sempre la salute dei nostri atleti e ci siamo fatti carico dei tamponi per tutti i nostri iscritti fatti periodicamente ogni 15 giorni. Proprio durante lo scorso weekend abbiamo effettuato la settima tornata di tamponi, coadiuvati da una dottoressa. Fortunatamente sino ad ora non abbiamo mai riscontrato alcuna positività.”
A.M.: “Durante tutti questi anni avete avuto modo di veder crescere alcuni ragazzi che poi si sono rilevati dei talenti?”
G.G.: “Certo! Abbiamo avuto nel tempo qualche giocatore che poi è approdato in squadre più blasonate e più “alte di grado” rispetto a Basket Motta. Uno su tutti è sicuramente Alessandro Zanelli, che da qui si è spostato prima ad Oderzo e poi a Treviso ed ora è capitano della New Basket Brindisi, militante in serie A. Ma anche altri ragazzi hanno potuto “lanciarsi” da Motta verso nuove squadre ed anche oggi possiamo dire di poter avere qualche buon talento tra le nostre fila che prima o dopo potremo vedere nei parquets più conosciuti.”
A.M.: “E veniamo ora su campi a noi più conosciuti. Parliamo di te e dell’approccio allo sport della corsa.”
G.G.: “Avevo già avuto modo di approcciare lo sport della corsa in un altro paio di occasioni ma la poca costanza mi aveva fatto alla fine sempre desistere. Questo fino ad oggi. Sono arrivato quest’anno al “giro di boa” dei 50 anni e secondo me questa è una seconda fase di partenza, sia dal punto di vista fisico che da quello psicologico. Quindi: a 50 anni ho deciso di fare un “reset and restart” completo cercando di fare qualcosa solo per me stesso. Ho quindi seguito una dieta per calare un po’ di peso che inevitabilmente negli anni avevo preso ed ho deciso di iniziare a praticare uno sport alla mia portata e che mi permettesse di ritrovarmi. Ho avuto anche la fortuna di incrociare il vostro progetto del Campionato Virtuale che mi ha stimolato moltissimo. Non nego che sto cercando di seguire anche un piano di allenamento base per cercare di migliorare leggermente le mie prestazioni perché devo dire che alcune volte resto realmente esterrefatto nel vedere le prestazioni postate da gente che conosco da una vita che sono miei coetanei o anche più “vecchietti” e che riescono a correre con ritmi per me impensabili. E magari piano piano anch’io nel mio piccolo prima o poi qualche bel risultato potrò esibirlo.”

A.M.: “Beh, il fatto che tu stia seguendo un piano di allenamento significa anche che avrai degli obiettivi.”
G.G.: “Sì! Il primo obiettivo che vorrei raggiungere è quello di poter correre entro fine giugno i 5 km in massimo 30 minuti. E poi entro metà settembre correre i 10 chilometri in massimo 1 ora. Il tutto considerando che allo stato attuale i chili in eccesso sono ancora parecchi e che quindi anche il calare di peso sarà un obiettivo direttamente proporzionale.”
A.M.: “Vedendo i dati delle tue uscite nell’ultimo periodo siamo sicuri che riuscirai a raggiungere gli obiettivi prefissati. Vorremmo avere da te qualche considerazione in merito al nostro Campionato Virtuale che hai già citato. Come trovi questa esperienza?”
G.G.: “Racchiudo tutto in un’unica parola: fantastico! Penso che siate stati veramente bravi a mettere in atto una cosa del genere perché se penso alla grinta che mi ha trasmesso a me che non praticavo questo sport, non oso immaginare a che già era avvezzo alla corsa cosa possa significare tutto ciò. Perciò bravi! Magari per un futuro, perché veramente mi auguro ci possa essere un seguito ad iniziative del genere, potreste pensare ad una sorta di divisione tra i “top runner” e gli amatori. Perché effettivamente alcune volte chi corre un po’ meno come me, ogni tanto trova quasi frustrante vedere tempi, per esempio su distanze come quelle di questo weekend, di quasi metà del mio tempo. Anche se capisco che è frutto di costanza e allenamento e che certi obiettivi possono essere alla portata di molti se ben perseguiti, alle volte è difficile pensare di poter competere con chi è così chiaramente più forte. Io ad esempio ho fatto i 12 km di questa tappa a 6, 6:30 min/km e mi sono battuto le mani da solo per il risultato raggiunto. Magari ad alcuni questo mio tempo verrà letto come un tempo da lento e senza molta importanza, mentre ai miei occhi, ed al mio spirito, è stato un gran traguardo. Per questo magari potreste pensare ad una sorta di campionato a due velocità: uno per chi corre molto forte e che vuole ancora spingere oltre ogni suo limite, ed uno più “terrestre” per il resto delle persone.”
A.M.: “Noi pensiamo invece che uniti si possa avere più soddisfazioni ed anche più stimoli. Sia per chi corre molto forte sia per chi magari è ai primi passi. Lo sport della corsa è piuttosto equo. Inoltre il campionato voleva essere appunto uno stimolo al movimento fisico ed al benessere personale, più che il primeggiare in classifica. Comunque di miglioramenti alle formule se possono sempre trovare ed anche magari le collaborazioni tra varie realtà sportive possono portare nuove idee. Chissà che non possa nascere qualcosa in comune tra Basket Motta e Atletica Mottense in un prossimo futuro.”
G.G.: “La porta è aperta. Conosco molto bene il vostro presidente che considero una persona fantastica che conosco da prima di conoscere la vostra associazione e per me Giuseppe è veramente una bellissima persona. E poi conosco moltissimi di voi e molti hanno anche i figli che praticano basket con noi.”
A.M.: “Bene, raccogliamo volentieri la sfida e vedremo dove potranno portarci le nostre strade comuni. Abbiamo ancora qualche domanda in merito alla corsa che vorremmo farti. I valori dello sport della corsa che tu senti e se puoi paragonare gli stessi ad altri sport che hai praticato o di cui oggi dirigi.”
G.G.: “Sia lo sport di squadra che lo sport individuale sono entrambi appunto sport ed hanno quindi come finalità il miglioramento della propria struttura fisica ed il benessere psichico. Personalmente la corsa mi aiuta moltissimo per una mia meditazione personale. Nel poco tempo che dedico alla corsa al mattino, diciamo da mezz’ora ad un’ora, io riesco a liberare la mia testa e, soprattutto quando esco al mattino presto, a sistemare molti tasselli che mi aiutano ad affrontare psicologicamente la giornata in modo più costruttivo. Anche il fisico ovviamente riceve i suoi benefici e lo posso talvolta “sentire” attraverso i miei muscoli. La partita in squadra, invece, ti da altro. C’è una concentrazione completamente differente. Non essendo da solo, non hai il tuo limite ma devi far parte di un gruppo. Devi quindi collaborare ma anche riuscire ad anticipare per essere imprevedibile quanto basta per riuscire a fare punto. Alla fine fai in entrambi i casi dello sport come dicevamo all’inizio ma sicuramente la corsa è qualcosa di più intimo. Non nego che durante questi ultimi mesi di allenamento quelle volte che vedevo i miei risultati migliorare progressivamente alcune volte mi sono addirittura emozionato.”
A.M.: “Caro Gianni, siamo arrivati anche per te alla domanda di rito che conclude la nostra chiacchierata. Chi vince il nostro campionato?”
G.G.: “A onor del vero non saprei cosa dire. Sono sincero: non sto seguendo le classifiche se non in minima parte. Questo non perché non ritengo giusto che ci sia una classifica ma perché come detto prima per me la corsa è principalmente un mio percorso personale. Per questo mi confronto con me stesso e con i miei limiti, come vedo e riconosco che moltissimi altri hanno già fatto e stanno ancora facendo grazie alla corsa. Ad esempio, Michele (Miotto n.d.r.) lo conosco da anni perché insieme andavamo a pescare e posso vedere l’impegno e la costanza e l’attenzione che oggi riversa nella corsa come allora riversava nella pesca. Quindi per me non c’è un vincitore o una squadra vincitrice. Tutti, nel momento in cui si trovano ad affrontare e superare qualsiasi limite, hanno già vinto!”
Ci sembra che le parole di Gianni non abbiano bisogno di ulteriori commenti. Se però volete, potete tranquillamente dare il vostro contributo inserendo i commenti su questo articolo.
Come al solito vi diamo appuntamento alla prossima tappa che non sarà tra 15 giorni, bensì già durante il prossimo weekend. Buone corse e camminate a tutti.
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